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Nov

L’intervista sulla manovra di Andrea Bulleri al capogruppo alla Camera dei Deputati di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti.
«Con la prima legge di bilancio volevamo dare un segnale chiaro. E mi sembra che ci siamo riusciti».
Onorevole Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, intende dire che questa manovra segna una discontinuità rispetto al passato? In che modo?
«È una manovra pensata partendo dalla realtà dei fatti. Il premier Meloni, come aveva già dimostrato con il decreto Aiuti da 9 miliardi, è una persona concreta e con i piedi per terra. Questa legge di bilancio va nella stessa direzione: quasi due terzi delle risorse, circa 21 miliardi, vengono destinati ad alleviare gli effetti del caro energia per chi è più in difficoltà: famiglie e imprese».
Qual è stato il filo conduttore degli interventi?
«Non lasciare indietro nessuno, specialmente chi già indietro si trova. Abbiamo fatto scelte coerenti con questa priorità: da un lato il sostegno alle fasce deboli, con misure come il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi. Dall’altro bisognava sostenere le imprese per evitare il rischio di ricorsi alla cassa integrazione, che finirebbero per innescare una spirale dannosa per tutti».
Quando si parla di Bilancio la coperta, si sa, è corta. Avete dovuto dire molti “no”?
«A dire la verità, non abbiamo mai pensato di poter realizzare tutto il programma il primo giorno: il patto è di legislatura. In più, come dicevano i latini, è il tempo che regola l’atto. E noi di tempo, per ovvie ragioni, ne abbiamo avuto molto poco: questa manovra economica è stata varata in tempi record».
Ma?
«Ma, nonostante questo, siamo riusciti a elaborare una manovra che definirei di sistema: non provvedimenti spot per piantare bandierine e accontentare i partiti, ma un intervento organico per dare risposte ai cittadini. E credo che abbiamo cominciato a darle, dalle tasse sul lavoro al reddito di cittadinanza».
Cominciamo da qui. C’è chi vi critica per la scelta di riformare il sussidio in un momento di difficoltà. Come rispondete?
«Era giusto dare fin da subito un segnale, in coerenza con quanto abbiamo sempre affermato in campagna elettorale. Quello del Reddito è un tema non solo economico ma anche culturale: non si può pensare che si tratti di un sussidio a vita, non è così che era stato pensato. Le modifiche, in ogni caso, riguarderanno solo chi ha la possibilità di trovarsi un impiego. E il passaggio avverrà in modo tutt’altro che traumatico».
Si era ventilata anche l’ipotesi di azzerare l’Iva su beni di prima necessità, come pane e latte. Poi l’idea è sfumata: come mai?
«Se vogliamo guardare al futuro, e non solo al presente, le risorse disponibili vanno concentrate per aumentare quello che resta nelle tasche dei lavoratori. Azzerare l’Iva su pane e latte, già al 4%, sarebbe costato 500 milioni, in cambio di un risparmio di pochi centesimi per tutti i consumatori, non solo quelli in difficoltà economiche. Senza neanche avere la certezza che i prezzi sullo scaffale si sarebbero davvero ridotti, visto che parliamo di adeguamenti molto piccoli».
Meglio agire sulle buste paga, insomma.
«Al taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi abbiamo riservato circa 4 miliardi, per aiutare le fasce deboli e dare una spinta ai consumi. L’obiettivo era tenere insieme gli sgravi per i lavoratori con il sostegno alle aziende: se l’impresa non produce, il dipendente non guadagna. E neanche lo Stato incassa il gettito fiscale».
Tassa sugli extraprofitti: cosa vi fa pensare che avrete successo là dove finora non si sono ottenuti i risultati sperati?
«Avevamo avvisato fin da subito che la norma, così com’era scritta, sarebbe stata difficile da applicare e facile da contestare. Il testo che esce da questa legge di bilancio, invece, rende tutto più semplice. E le nostre stime sono più realistiche: dagli extraprofitti delle aziende energetiche prevediamo di incassare dai 2,5 ai 3 miliardi».
Capitolo pensioni e Superbonus, avete rischiato di fare scontenti sia Lega (sul primo tema), che Forza Italia (sul secondo)?
«Sulle pensioni, credo che quota 103 sia un’ottima soluzione per cominciare. I costi di una riforma previdenziale si misurano sul medio-lungo periodo: in questa fase, abbiamo scelto di dare priorità alle bollette».
E il Superbonus?
«In un primo momento ha aiutato le imprese. Poi però ha contribuito a fenomeni speculativi, facendo schizzare in alto i prezzi dei lavori. Senza contare tutte le modifiche che ha subìto. Meglio, piuttosto, un bonus dagli effetti immediati più contenuti, ma che sia chiaro e stabile».
Andrea Bulleri
Categories:
COMUNICATI STAMPA, Evidenza
Tags:
camera deputati, capogruppo Fdi, Tommaso Foti
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